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PENSIONI, A GENNAIO RATA PIÙ BASSA CHE A DICEMBRE

“Conguaglio pensione da rinnovo”, è questa la dicitura con cui l’Inps avvisa i propri pensionati, che si sono chiesti come mai la rata di gennaio risulta d’importo inferiore a quella di dicembre. E’ l’effetto della cosiddetta perequazione automatica, la rivalutazione annuale sulla base del tasso d’inflazione. Per dare tempo all’Inps di pagare le nuove pensioni a gennaio, il meccanismo di aggiornamento prevede che un decreto del Ministero del Lavoro stabilisca, di concerto con l’Istat, un valore provvisorio, sulla base dei dati di fine settembre, in attesa di quello definitivo che si conosce solo alla fine dell’anno. Ebbene, a gennaio 2014 l’Inps ha rinnovato le pensioni sulla base di un tasso (quello provvisorio) pari al 1,2%, mentre il valore definitivo dell’inflazione 2013 è risultato pari all’1,1%. Pertanto a gennaio 2015 l’ente di previdenza ha semplicemente recuperato la differenza (- 0,1%). Così si spiega la rata di gennaio d’importo inferiore a quella di dicembre.In altre parole, a gennaio un pensionato con circa 1.000 euro al mese si è visto da un lato rivalutare la pensione dello 0,3% (valore provvisorio 2015), dall’altro lato si è visto comparire una voce di trattenuta dello 0,1%; in pratica, a gennaio viene pagata una pensione rivalutata in aumento a 1.003 euro, ma sulla quale viene tolto lo 0,1% calcolato sulla somma delle pensioni percepite nell’anno 2014. Quindi la solita rivalutazione annuale, che quest’anno è piuttosto bassa, è accompagnata a gennaio e febbraio da una trattenuta sulla pensione di circa 12 euro ogni 1.000 euro di pensione lorda mensile. Per controllare basta visionare il prospetto della rata presente nel proprio cassetto previdenziale sul sito dell’Inps.La storia si ripete.Lo stessa cosa avverrà nell’anno in corso. A gennaio l’Inps ha aggiornato le pensioni sulla base del valore (provvisorio) pari allo 0,30%, rispettando l’indicazione del decreto ministeriale dello scorso novembre. Anche questa volta, il valore del tasso d’inflazione definitivo dell’anno 2014 è risultato inferiore: 0,20%. Per cui, anche a gennaio 2016 la storia si ripeterà, in quanto l’ente dovrà recuperare la differenza (- 0,1%). A questo punto c’è da chiedersi se non sia il caso di modificare la regola. Perché l’Inps non effettua il rinnovo nel mese di marzo, sulla base dei dati definitivi, mettendo fine alle lamentele derivanti dal perverso meccanismo? La cosa non è però così semplice, perché occorre una modifica della legge.