L'ADEGUAMENTO DELL'ETÀ PENSIONABILE ALLA SPERANZA DI VITA
Si vive più a lungo, quindi occorre andare in pensione più tardi. E’ questa la filosofia di base che ha ispirato la legge del 2010, con cui è stato deciso che i requisiti pensionistici dovranno nel tempo fare riferimento all’incremento della speranza di vita, in modo da rendere sostenibile nel medio-lungo periodo l'intero sistema previdenziale. In parole più semplici, il suo aumento comporterà un incremento dell'età minima per andare in pensione, adeguando in questo modo il periodo del lavoro alla durata della vita media, senza causare un eccessivo aggravio della spesa pubblica per la previdenza sociale.
Il sistema di adeguamento automatico delle pensioni è basato sull'indicatore statistico (la speranza di vita, appunto) elaborato periodicamente dall'Istat con cadenza biennale. Inizialmente la legge del 2010 prevedeva un adeguamento ogni tre anni, ridotti a due (a partire dal 2019) dalla riforma Monti-Fornero.
Sono legati alla longevità anche i requisiti per la pensione anticipata. Pure in questo caso i 42 anni e dieci mesi (un anno in meno per le donne) sono confermati per tutto il 2026.