RISCATTO DEGLI ANNI DI LAUREA, ECCO QUANDO CONVIENE
Conviene il riscatto degli anni di laurea? La domanda non consente una risposta immediata. Trattandosi di un’operazione per la quale occorre mettere mano al portafoglio, le considerazioni da prendere in esame sono infatti molte.
La prima riguarda senz’altro l’obiettivo che si vuole raggiungere: cioè se il recupero degli anni deve servire per aumentare la pensione o per accelerarne i tempi. Nel primo caso la risposta è quasi sempre negativa. Nel secondo, il suggerimento che si può dare è di fare bene i conti. Bisogna valutare, cioè, se andare in pensione quattro o cinque anni prima del previsto compensa l'entità della somma richiesta. Importanti anche i fattori soggettivi, come la situazione familiare.
Fornire una risposta valida per tutti, quindi, non è possibile. Si può, però, elencare qualche caso concreto in cui il riscatto della laurea conviene.
In primo luogo, se il periodo trascorso in università consente di superare il limite di 18 anni al 31 dicembre 1995, previsto per avere la pensione calcolata per gran parte con il regime retributivo, invece che con quello misto. In questo caso si può beneficiare di un reale e consistente incremento dell'assegno.
Poi, se grazie agli anni di studio si arriva a raggiungere la pensione di anzianità prima del compimento dell’età fissata per il ritiro dal lavoro (67 anni).
Diversa, ma non più di tanto è, invece, la situazione di quanti sono entrati nel mondo del lavoro dopo il 31 dicembre 1995. In questi casi, per il diritto alla pensione si guarda più il certificato di nascita che l’anzianità contributiva.
La legge consente (fino al 2007 non era possibile) di utilizzare il periodo di studi universitari per il raggiungimento dei 42 anni e dieci mesi (uno in meno per le donne), utili per potersi ritirare prima della vecchiaia. Anche in questi casi dunque - quando cioè il riscatto accelera il pensionamento, considerata anche l’agevolazione fiscale (le somme pagate si possono scaricare dalle tasse) - la spesa sembra un buon affare.
Riscatto agevolato
La valorizzazione del periodo di studi, introdotta dal decreto-legge 4/2019 (per intenderci, quello che ha previsto Quota 100), offre condizioni più favorevoli a chi vuole riscattare gli anni di laurea.
Oltre al criterio di calcolo ordinario (33% della retribuzione degli ultimi 12 mesi), la normativa aveva infatti introdotto quello soft, legato al valore minimo contributivo dei commercianti. E cioè il 33% di 18.562 euro (valore del 2025), per cui il costo di riscatto di un anno di studio quest’anno è di 6.126 euro.
Nel caso in cui il riscatto della laurea sia esercitato da non occupati, il contributo è versato all'Inps in evidenza contabile e viene rivalutato secondo le regole del sistema contributivo, con riferimento alla data della domanda.
Il montante maturato viene poi trasferito, a domanda dell'interessato, presso la gestione previdenziale nella quale il richiedente pensione si iscriverà.
Anche il riscatto della laurea soft è fiscalmente agevolato, dato che è detraibile dall’imposta lorda del 50%, con una ripartizione in cinque quote annuali costanti e dello stesso importo nell'anno di sostenimento e in quelli successivi.