COSÌ IL FINANZIAMENTO
Il finanziamento della previdenza complementare è diverso secondo il tipo di attività. Se sei un dipendente, può essere finanziata con:
1) il Tfr (Trattamento di fine rapporto), secondo la percentuale prevista oppure per intero, se sei stato assunto dopo il 28 aprile 1993; alla previdenza complementare viene destinato solo il Tfr futuro, cioè quello maturato dal momento in cui aderisci;
2) il contributo a tuo carico, stabilito secondo una determinata percentuale (in media fra l’1% e il 2%) della tua retribuzione lorda; se desideri, però, puoi versare una quota maggiore;
3) il contributo aziendale, fissato generalmente in misura paritetica; hai diritto a riceverlo, però, solo se aderisci al fondo pensione di riferimento dell’azienda in cui lavori, mentre lo perdi se scegli una diversa forma pensionistica.
Se invece sei un lavoratore autonomo o un libero professionista, l’intero contributo rimane naturalmente a tuo carico. Che apporto può fornirti la previdenza complementare? Si stima che in un arco dai trentacinque ai quaranta anni (come quello che generalmente caratterizza la vita lavorativa), un punto percentuale di contribuzione alla previdenza complementare possa formare un montante in grado di dar luogo a una pensione aggiuntiva dal 2 al 2,5% della retribuzione finale. Se conferisci l’intero Tfr (pari al 6,91% della retribuzione lorda) e aggiungi il tuo contributo e quello del datore di lavoro, puoi arrivare a un versamento complessivo intorno al 10% della retribuzione lorda. In questo modo, nel lungo periodo potrai ragionevolmente aspettarti una pensione integrativa compresa fra il 20 e il 25% dell’ultimo stipendio: questa percentuale, in pratica, può attenuare sensibilmente il divario rispetto alla retribuzione finale, che può arrivare anche al 50% in meno.