PENSIONI: I CONTI DELLA MANCATA INDICIZZAZIONE
Il rimborso medio è di circa 1.800 euro a testa: resta, da vedere, però, come sarà effettivamente liquidato. E’ l’effetto della sentenza della Corte costituzionale, che nei giorni scorsi ha dichiarato l’illegittimità del mancato adeguamento all’inflazione, per il biennio 2012-2013, delle pensioni superiori al triplo del minimo, 1.406 euro mensili, pari a 1.202 euro netti. Questa misura era stata uno dei punti più avversati della riforma Monti-Fornero: ma, com’era prevedibile, l’escamotage messo in atto dal provvedimentoSalva Italiaalla vigilia di Natale del 2011 è stato bocciato dalla Corte costituzionale. Se non fosse stato fermato dai “Giudici delle leggi”, il blocco del 2012 e del 2013 avrebbe comportato una perdita che si sarebbe ripercossa per decenni e avrebbe sterilizzato gli effetti moltiplicativi degli adeguamenti (non si prendono gli aumenti sugli adeguamenti). Senza tenere conto, inoltre, che dal 1992 tutte le rendite non sono più agganciate agli aumenti contrattuali dei lavoratori in attività, come avveniva un tempo, ma solo all’inflazione (e in modo parziale). Insomma, l’intervento della Corte Costituzionale è evidentemente teso a scongiurare che gli assegni Inps si vedano evaporare del tutto il loro potere d’acquisto.I numeri.Secondo i dati Istat, il blocco dell’adeguamento all’inflazione ha toccato circa sei milioni di persone. La quota maggiore è costituita da pensionati tra i 1.500 e i 1.999 euro (17,4% del totale) e tra 2 mila e 3 mila euro (13,7%). Secondo l’Avvocatura dello Stato, in ballo ci sono circa 1,8 miliardi per il 2012 e 3 per il 2013. Una stima molto prudente, se confrontata a quella (più realistica) delle organizzazioni sindacali, secondo cui la mancata rivalutazione degli assegni ha sottratto ai pensionati circa 9,7 miliardi perché andrebbe prevista una maggiore spesa anche per gli anni prossimi, dovuta al ricalcolo delle pensioni stesse e al fatto che i futuri adeguamenti all’inflazione avverranno su un importo pensionistico maggiore.Cosa accadrà.Sia il Tesoro che l’Inps dovranno innanzitutto valutare le motivazioni della sentenza eil conseguente impatto sulla finanza pubblica. In ogni caso, se il blocco della perequazione è illegittimo, i pensionati che per due anni, quando l’inflazione era rispettivamente al 2,7% (2012) e al 3% (2013), non hanno avuto l’adeguamento, ora dovrebbero essere risarciti. L’uso del condizionale non è casuale. Il governo, infatti, potrebbe disciplinare con un decreto legge l’esecuzione della sentenza con l’obiettivo di limitarne l’impatto sulla spesa previdenziale. Potrebbe, per esempio (come da qualcuno è già stato ventilato) disporre intanto il ricalcolo delle pensioni con gli adeguamenti bloccati nel 2012 e 2013, e avviare un rimborso a rate per gli arretrati.Ma quanto dovrò riavere?E’ la domanda che si fanno in molti. Non è possibile generalizzare perché l’entità del rimborso dipende dall’importo della pensione in pagamento a dicembre 2011. Per una rendita di 1.500 euro nel 2011, il mancato adeguamento si aggira intorno a 1.700 euro lordi, con un netto di quasi 1.400 euro. Una pensione di 2.000 euro, avrebbe diritto a un rimborso di 2.200 euro circa (1.750 euro nette in tasca). E al titolare di un assegno di 2.500 euro del 2011 andrebbero rimborsati 2.700 euro lordi, poco più di 2.000 al netto delle imposte.